Da, “IL TEMPO”, 25 giugno 1978
Giorgio de Chirico compie novant’anni; infatti è nato a Volos, in Grecia, da genitori italiani, il 10 luglio 1888. Improvvisamente, dopo tante controversie nei riguardi del Maestro, dopo che allievi e presunti successori hanno gridato allo scandalo per la dimenticanza ufficiale di questa ricorrenza (basta vedere quello che hanno fatto in Francia per lo stesso de Chirico e per i compleanni dei vari Mirò, Chagall, per non parlare poi di Picasso), anche critici e autorità notoriamente avversi a Giorgio de Chirico si sono dovuti sottomettere all’elogio generale (sopratutto straniero) e confermare che dopotutto il più grande pittore vivente italiano e uno dei più grandi, se non il più grande in assoluto, dei pittori viventi, era arrivato alla veneranda età di novant’anni e meritava un qualche riconoscimento, magari una medaglia in Campidoglio.
De Chirico, in questi ultimi tempi, non è stato bene: adesso, con il suo volto ancora più magro, il naso aquilino ancor più affilato e i serici capelli ancora più serici e bianchi, se ne sta seduto con la pipa spenta tra i denti davanti al televisore acceso e non desidera che si parli del suo compleanno. De Chirico è un personaggio di un suo quadro, ormai egli stesso più che mai metafisico, proprio come certi autoritratti in costume col cappello seicentesco piumato in cui fissa lo spettatore con quello sguardo triste e profondo e lontano come fosse un abitatore di altri mondi, che severamente ci giudica e condanna nella nostra mediocrità quotidiana.
A de Chirico ormai non interessa più nulla, né la gloria, né i soldi, né l’elogio universale (compreso quello dei suoi nemici e diffamatori); e a conoscerlo più a fondo egli è certamente molto più umile, generoso e buono, di quello che lui stesso vuol apparire. Entrando in casa de Chirico è come penetrare in una nuova dimensione, in un iperspazio in cui tutte le cose, gli uomini e gli avvenimenti, assumono un valore, una prospettiva completamente diversi da quelli comuni.
In Francia, a Parigi, in questi giorni è aperta una grande rassegna delle sue opere, nella galleria Artcurial di Rue de Matignon.De Chirico non è andato a Parigi, lui si riposa, sonnecchia, guarda o fa finta di guardare i programmi della tivu che lui, dice, trova sempre più scadenti e volgari. De Chirico è un personaggio romantico e misterioso, su di lui è stato detto tutto e il contrario di tutto, ma chi ha avuto la fortuna di avvicinarlo in questi ultimi tempi deve riconoscere che de Chirico, anche nella malattia, è sempre stato fedele al suo personaggio, alla sua maschera è rimasta sempre la stessa, con il suo riserbo, la sua timidezza, la sua signorilità (suo padre, l’ingegnere Evaristo de Chirico, era un barone di origine siciliana). In ogni suo gesto o parola (come del resto in ogni suo quadro o disegno) il Maestro è stato, come nessun altro artista del suo tempo, sempre coerente e paradossale, nella sua ironia, nella sua tristezza quasi leopardiana (come traspare dalle sue poesie così malinconiche e pervase dall’infinita vanità del tutto), nella sua raffinata gentilezza.
A de Chirico per i suoi novant’anni abbiamo chiesto il permesso di pubblicare qualche poesia inedita a noi dedicata, tra le tante che fin da giovane egli ha scritto e tiene nascoste in chissà quale cassetto del suo studio; e gli abbiamo fatto alcune domande: le sue risposte sono brevi, paradossali, evitano qualsiasi argomento ormai abbondantemente trattato in altre interviste. Il Maestro ritiene superfluo persino parlare, “che dire di nuovo?”, e “a che serve?”. Ma il personaggio è gentile e piacevole come sempre.
Maestro, come si sente adesso che è arrivato alla bella età di 90 anni?
Mi sento bene. Come mi devo sentire? Non ho mai festeggiato compleanni, non ne voglio parlare, Sono stato poco bene, adesso esco la mattina, leggo i giornali e spero di tornare a lavorare presto.
A lei piace lavorare, dipingere vero?
Certo. Ho lavorato tutta la vita, che devo fare ora? Sono un uomo di normale intelligenza che ha scelto, per vivere, di fare il pittore. Quindi dipingo…
E poi che altro fa?
Eppoi sto a casa, vedo pochi amici, guardo la televisione, parlo con mia moglie, vado a prendere l’aperitivo, faccio quello che fanno tutte le persone normali e perbene. Che dovrei fare?, una vita semplice, vivo a piazza di Spagna in un bell’appartamento e in un confortevole studio; in questi ultimi tempi passo molto più tempo a casa, e in questa casa ci sto bene.
Le piace il mare? Nelle belle giornate di sole so che a lei piace andare a Ostia.
Certo, è male andare a Ostia? A me piace Ostia, piace il mare e piace mangiare in qualche ristorante in riva al mare, ben serviti tra bella gente.
La campagna non le piace?
A dir la verità, non molto.
Lei una volta mi ha detto, Maestro, che non ha mai assistito ad una vendemmia o a una mietitura, in campagna. Non era, forse una boutade?
Perché? Credo che molte altre persone come me non abbiano mai visto la vendemmia o la mietitura. Che devo dirle? Sono stato in campagna alcune volte ma non mi ricordo di aver assistito né alla vendemmia né alla mietitura, bisogna che lei mi perdoni. Cercherò di assistere… e di farla contenta. Vuol sapere altro? Non le interessa sapere come è nata la pittura metafisica e che cosa penso della Grecia? Posso dirle comunque, e non lo dica a nessuno, è un segreto, che la Grecia, o la Francia, per me ora sono molto più vicine dell’Italia.
Una volta, Maestro, mi ha detto che l’Italia per lei è come una specie di piazza deserta, al sole meridiano, con l’incubo dei monumenti che eroici o patetici s’alzano al centro dei suoi quadri…
Esattamente come dice lei. L’Italia per me è lontana, deserta; qualche ombra lugubre di statua, in piedi o a cavallo, sta in mezzo alle piazze…
E’ contento della mostra di Parigi?
A Parigi mi sono trovato sempre a mio agio e questa mostra organizzata molto bene da mia moglie Isabella ha avuto, mi dicono, molto successo.
A Parigi l’hanno anche fatto Accademico di Francia, e ha dovuto indossare la divisa con gli alamari, lo spadino…
E’ una bella divisa, un po’ pesante, ma è bella, mi piace, sono felice di essere accademico, che devo dirle? Vuol sapere di più?
Come giudica il de Chirico pittore?
Lo giudico bene, mi piace, è simpatico… Dovevo dirle che la mia pittura non mi piace? O forse voleva provocarmi?
Scusi Maestro, per ritornare al discorso del suo compleanno, e di cui non vuole assolutamente parlare, è contento di quello che stanno facendo in Italia per lei?
Ma cosa vuole che m’interessi, ormai; forse se arrivavano prima, ma adesso non m’interessa più niente. Però, dopo tutto quello che è stato scritto su di me, anche di male, adesso mi diverte leggere quello che scrivono i giornali e quello che dicono i professori universitari, come si affannano ad elogiarmi eccetera eccetera. Ma per favore non mi parli più di questi novant’anni.
Che cosa pensa del successo della mostra, a Roma, di suo fratello Alberto Savinio?
E’ un successo meritato. Doveva arrivare prima, mio fratello è morto molti anni fa ed è stato ignorato fino ad oggi. Ma che vuole, in Italia le cose vanno come vanno, purtroppo.
Le Maestro si sente sempre un pittore visionario?
Certo, più che mai. Adesso che dormo di meno ho ancora più visioni. Anche i soggetti dei quadri che vado dipingendo in questi ultimi anni mi si presentano di notte, quando la notte sta morendo e sta per nascere l’alba; ma non proprio in sogno: ma in quello stato di semicoscienza che precede il sogno...
Ma i soggetti dei quadri di oggi sono, per lo più, gli stessi soggetti dei suo vecchi quadri...
E’ vero, Però queste nuove ispirazioni o visioni, rispetto ai vecchi quadri, si basano su vari nuovi elementi fisici e metafisici: gli elementi fisici sono una maggior chiarezza nella tonalità generale del dipinto e il fatto che adopero il nero in modo più marcato di prima. Insomma, rivisito i miei vecchi quadri secondo il mio sentimento di oggi. Prima di dipingere io mi dico: quel personaggio (ad esempio un manichino, una musa, un trovatore, un archeologo) potrebbe essere dipinto oggi in modo più chiaro, e l’ambiente, la camera, dove si trovano uno o più personaggi potrebbe essere di una tonalità diversa, più chiara, e sulla parete di destra, ad esempio, ci potrebbe essere una finestra, o un vano, dal quale scorgere un po’ di cielo, con delle nubi, e qualche edificio di una città immaginaria…
Lei ama le città misteriose, lontane…
Le città sempre più misteriose, sempre più lontane, e sempre più immaginarie… E’ contento?
Maestro, una delle ultime sue opere, un acquerello, rappresenta una folla di persone che, naso all’aria, guardano un gruppo di statue, enormi, bianche, che sono poste a circolo intorno alla folla… Che vuol significare?
L’acquerello ha per titolo: “Uomini e statue” e gli uomini guardano le statue, le statue invece guardano fisso, lontano, non si sa dove e tutti sono felici e contenti: gli uomini che guardano e ammirano, imbambolati, e le statue che fredde e rigide non hanno certo alcun interesse per gli uomini della folla, per gli uomini comuni. Le statue e gli uomini stanno lì, e basta.
Infine, Maestro, può fare un bilancio della sua vita? E’ contento di tutti questi onori?
Che devo dirle che lei già non sappia… Sono felice di essere arrivato a 90 anni, non ho rimorsi, non ho ammazzato nessuno, ho rispettato sempre la legge, e quello che ho dipinto, dal primo all’ultimo quadro, l’ho fatto con impegno e serietà.
E dei falsari dei suoi quadri che cosa pensa?
Ai falsari ormai ci pensano i carabinieri, sanno tutto loro, non scherzano…
Ma che ora tutti le diano ragione, le fa piacere?
Certo, è meglio avere ragione che avere torto. Ma non sono queste le ragioni vere della vita, quelle che rendono soddisfatti o no. C’è ben altro, di molto più serio…
Franco Simongini