Vedere un artista muoversi nel suo studio e toccare e commentare le sue opere è una trovata geniale che con la tecnica moderna del cinema può fornire al grande pubblico, una visione e una conoscenza della cultura artistica e della varietà degli aspetti dell’arte più aderente alla realtà poiché il messaggio è visivo, rivolto direttamente all’occhio, senza la mediazione della parola. Sul valore e la funzione sociale del cinema sono stati versati fiumi d’inchiostro, sulla novità dell’uso della tecnica cinematografica per documentare la produzione e la divulgazione delle opere d’arte, non è stato scritto molto. Questo modo di adoperare il cinema non solo per intrattenere il pubblico, ma soprattutto per fare cultura artistica, è una novità che trova il suo primo sviluppo a partire dagli anni cinquanta. Documenta-ri cinematografici come quello di Henri Clourot dedicato a Picasso o come quelli di Hans Namuthe dedicati a Pollock e a De Kooning, restano come pietre miliari, documenti di cruciale interesse per la conoscenza del contributo creativo di quegli artisti alla cultura degli ultimi 50 anni. In Italia più di altri, Franco Simongini ha lasciato una serie di documentari sul lavoro degli artisti italiani viventi dalla fine della guerra a oggi, che costituisce una rilevante raccolta di saggi critici-biografici, sulla varietà degli aspetti e degli autori dell’arte contemporanea che invece di essere scritti e stampati su carta, sono invece in movimento e a colori. Franco Simongini era un ottimo regista e anche un ottimo critico d’arte, un critico Socratico, direi. Egli inquadrava con pazienza e cautela l’artista nel suo obbiettivo e lo faceva poi parlare, di sé, della sua opera, della vita degli artisti. Sicché anno dopo anno, il regista ha messo insieme una serie rilevante di documenti visivi, fatti, pensieri, giudizi di valore critico e storico, raccolti dal vivo fra i protagonisti dell’arte italiana. Egli ha offerto così un libro aperto, pronto, per chi volesse studiare in diretta e dall’interno, i fenomeni artistici di quegli anni. Per esempio, i suoi documentari su de Chirico costituiscono una serie di ritratti dal vero, di quel personaggio Maestro, considerato da molti intrattabile, da altri inafferrabile e surreale. Inquadrandolo in circostanze, luoghi e situazioni diverse e da punti di vista ben studiati, de Chirico non è più misterioso come lo si riteneva, poiché fa un ritratto di se stesso e si rivela un uomo reale e in fondo, molto semplice, però estremamente intelligente, lucido e saggio e anche ricco di buon umore. Si sa che non è facile far parlare gli artisti e specialmente se devono parlare di sé. Soltanto Franco Simongini con il suo garbo e la sua pazienza sapeva metterli a loro agio, un po’ adulandoli e un po’ provocandoli, in modo che il protagonista del suo film non si sentisse vittima di un’intervista giornalistica, ma piuttosto partecipe di una amichevole e interessante conversazione.

Piero Dorazio Parigi, 20-10-95